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Sebbene con ritardo, tengo fede al proposito di inviare un commento, allo scopo di cercre di capire meglio. Credo che il tema scottante sia non già se l’uomo sia – oltre che fede – soprattutto l’apparire della verità non smentibile, perchè ciò è sicuro “per definizione”. Il problema sta nel modo in cui la vita nella fede, che è propria della permanenza “in questo mondo”, si articoli e si dialettizzi con la dimensione del destino della verità. Se tale articolazione si risolve nel conoscere la verità “per via di togliere”, e precisamente come togliere (cioè negare) l’errore, allora la fede ha pieno titolo di cittadinanza, e il “compito” sta nello svelarla come tale, per permettere alla verità di evidenziarsi. Le sarei grato di una risposta: conviene su questo, oppure può mostrrmi un altro modo di comprendere il problema?
Cordiali saluti
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Ribadisco: senza fedi non è possibile vivere. Credere in qualcosa o in qualcuno è pertanto necessario. Ma è indubbio che credere è errare. La sua domanda va posta all’interno di questa mia risposta. Cordiali saluti e buona serata.
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Ribadisco: senza fedi non è possibile vivere. Credere in qualcosa o in qualcuno è pertanto necessario. Ma è indubbio che credere è errare. La sua domanda va posta all’interno di questa mia risposta. Cordiali saluti e buona serata.
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