Il destino, in quanto apparire dell’esser sé dell’essente, è coscienza di autocoscienza e cioè “io”: ”
Soltanto un apparire può rivolgersi a sé e vedere nel veduto lo stesso vedere, e dire “io” (La Gloria p. 60).
L’Io del destino è cioè ‘l’apparire autocosciente dell”esser sé dell’essente’; “l’apparire originario del destino è apparire di sé, autocoscienza e in questo senso “Io”; l’io del destino è la stessa verità originaria (ibi, p. 59).
Tralascio qui la circostanza che l’essere umano è anche il luogo in cui questa coscienza, nella sua verità, viene negata. In questo senso, per Severino, l’essere umano è il “mortale” quale luogo in cui questi due momenti stanno on contrasto tra loro.