“Sarebbe altresì un errore vedere nel filosofare un modo di fare disperato, che logora se stesso, qualcosa di tetro, di depresso, di pessimistico, rivolto a tutto quanto c’è di oscuro e di negativo. […] Questo modo di giudicare il filosofare, che non è certo nuovo, trae la sua origine dall’atmosfera, a sua volta perfettamente riconoscibile, dell’uomo normale e delle convinzioni che lo guidano, secondo le quali ciò che è normale è l’essenziale, e ciò che è medio, e di conseguenza valido in generale, è il vero (l’eterna mediocrità). Quest’uomo normale prende i suoi miseri trastulli come misura di ciò che deve essere considerato come gioia. Quest’uomo normale prende le sue anguste pusillanimità come misura di ciò che si può considerare sgomento e angoscia. Quest’uomo normale prende la sua satolla comodità come misura di ciò che può essere considerato sicurezza e insicurezza. Ora dovrebbe perlomeno essere sorto il dubbio se il filosofare, in quanto discussione e dialogo su ciò che è ultimo ed estremo, possa venir trascinato dinanzi a tali giudici, e se siamo proprio disposti a lasciare che tali giudici ci impongano la posizione da assumere nei confronti della filosofia, o se siamo invece decisi ad altro e vogliamo rimetterci soltanto a noi stessi e al nostro essere uomini.”
Heidegger, “Concetti Fondamentali della Metafisica”
segnalato da