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Martin Heidegger.
– Il dominio ontologico in cui l’ambito di cose rientra –
“ L’essere è sempre l’essere di un ente. La totalità degli enti, secondo i suoi diversi dominii, può divenire il campo in cui scoprire e delimitare particolari ambiti di cose, i quali (ad esempio la storia, la natura, lo spazio, la vita, l’Esserci, il linguaggio eccetera) possono essere tematizzati come oggetti delle corrispondenti ricerche scientifiche. L’indagine scientifica compie la demarcazione e la prima fissazione degli ambiti di cose in modo ingenuo e grezzo. L’elaborazione dell’ambito nelle sue strutture fondamentali è in certo modo già compiuta dall’esperienza pre-scientifica e dall’interpretazione del dominio ontologico in cui l’ambito di cose rientra. I «concetti fondamentali» che ne scaturiscono restano il filo conduttore iniziale per una prima concreta apertura dell’ambito. Anche se l’importanza della ricerca sta sempre in questa positività, il suo autentico progresso non si realizza tanto accumulando risultati e conservandoli in «manuali», quanto piuttosto interrogandosi circa la costituzione fondamentale dei singoli ambiti, e tale interrogazione nasce per lo più come reazione a questa accresciuta conoscenza delle cose.”
MARTIN HEIDEGGER (1889 – 1976), “Essere e tempo” (1927), traduzione di Pietro Chiodi condotta sull’undicesima edizione, introduzione all’edizione italiana di Pietro Chiodi, Longanesi, Milano 1988 (VII edizione, riproduzione integrale dell’edizione del 1970), Introduzione ‘Esposizione del problema del senso dell’essere’, Capitolo primo ‘Necessità, struttura e primato del senso dell’essere’, § 3 ‘Il primato ontologico del problema dell’essere’, pp. 25 – 25.
“ Sein ist jeweils das Sein eines Seienden. Das All des Seienden kann nach seinen verschiedenen Bezirken zum Feld einer Freilegung und Umgrenzung bestimmter Sachgebiete werden. Diese ihrerseits, z. B. Geschichte, Natur, Raum, Leben, Dasein, Sprache und dgl. lassen sich in entsprechenden wissenschaftlichen Untersuchungen zu Gegenständen thematisieren. Wissenschaftliche Forschung vollzieht die Hebung und erste Fixierung der Sachgebiete naiv und roh. Die Ausarbeitung des Gebietes in seinen Grundstrukturen ist in gewisser Weise schon geleistet durch die vorwissenschaftliche Erfahrung und Auslegung des Seinsbezirkes, in dem das Sachgebiet selbst begrenzt wird. Die so erwachsenen «Grundbegriffe» bleiben zunächst die Leitfäden für die erste konkrete Erschließung des Gebietes. Ob das Gewicht der Forschung gleich immer in dieser Positivität liegt, ihr eigentlicher Fortschritt vollzieht sich nicht so sehr in der Aufsammlung der Resultate und Bergung derselben in «Handbüchern», als in dem aus solcher anwachsenden Kenntnis der Sachen meist reaktiv hervorgetriebenen Fragen nach den Grundverfassungen des jeweiligen Gebietes.״
MARTIN HEIDEGGER, “Sein und Zeit״ (Niemeyer, Halle 1927), Niemeyer, Tübingen 2006 (Neunzehnte Auflage), Einleitung ʻDie Exposition der Frage nach dem Sinn von Seinʼ, Erstes Kapitel ʻNotwendigkeit, Struktur und Vorrang der Seinsfrageʼ, § 3. ʻ Der ontologische Vorrang der Seinsfrageʼ, S. 9.
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