Sognò l’onnicentrismo ma avvertì che “il mito del Superuomo può divenire una realtà effettiva, con conseguenze inimmaginabili”. Il dominio delle oligarchie era un destino già scritto nell’espansione illimitata della tecnica, gli avrebbe obiettato Heidegger. Nei suoi ultimi scritti, Spirito cedette all’amarezza e disse di “non avere più nulla da insegnare…nulla da dire”. Si lasciò sfuggire perfino un’invocazione metafisica o religiosa: “Non ci resta che il miracolo”, che precede di poco l’”ormai solo un dio ci può salvare” di Heidegger. Il tormento di Spirito fu colto da un papa intellettuale come Paolo VI che cercò vanamente la conversione di Spirito e poi di Prezzolini, altro scettico d’antico pelo. Spirito restò fedele al suo antico positivismo, e considerò la fede come mito e superstizione. In questi scritti Spirito critica il femminismo e l’antifascismo, e confida che la scienza ci salverà dall’inquinamento. Troppa fiducia mal riposta nella scienza. Infatti alla fine della vita Spirito confidò nelle “sorprese” della storia e nell’attesa del miracolo.
MARCELLO VENEZIANI, in La Verità (8 settembre 2022)