L’ACCADERE, da: Vasco Ursini, Il Dilemma Verità dell’Essere o Nichilismo, Booksprintedizioni, 2013, pp. 85-87

Per il nichilismo ‘accadere’ significa “incominciare ad essere venendo dal nulla”. Per Severino ‘accadere’ significa invece “l’incominciare ad apparire e il cessare di apparire dell’essente”. E’ questo, secondo lui, l’accadere che effettivamente appare. L’accadere, inteso nichilisticamente come un incominciare ad essere venendo dal niente, non appare. Se l’accadere fosse inteso solo come apparire dell’essente sarebbe un contenuto costante dell’apparire trascendentale e quindi non sarebbe un ‘accadere’.
Poiché, secondo Severino, ogni ente è eterno, anche l’accadere, che è anch’esso un ente, è eterno. Poiché l’accadere dell’ente è eterno, è necessario che l’ente accada.
Avendo ciò che accade il senso determinato che gli conviene, è anche necessario che accada quell’ente che accade. L’accadere come incominciare ad apparire è dunque il passaggio dall’ombra alla luce; l’accadere come smettere di apparire è il passaggio dalla luce all’ombra. Entrambi i passaggi sono essenti e dunque sono eterni.
Va ribadito a questo punto che, secondo Severino, l’accadimento è il ‘sopraggiungere dell’apparire dell’essente’ e non ‘il sopraggiungere dell’essente ( che pure è ciò che appare).
Poiché è necessità che ogni essente non sia niente, il passaggio dal non apparire all’apparire e viceversa, in cui consiste quell’essente che è l’accadere, ‘deve’ accadere. Accade cioè quello che ‘deve’ accadere.
E’ necessario conseguentemente che l’ente che accade resti nascosto sin quando comincia ad apparire. Se non ci fosse questo nascondimento l’accadere non sarebbe accadere, e poiché l’accadere è un essente. che dunque non può essere niente, è necessario che esistano, quali eterni, sia il nascondimento che il disvelamento,
Severino afferma che l’Occidente ha sempre inteso e continua a intendere l’apparire dell’essere come un fatto che capita alla cosa e non come un essente anch’esso. Dunque, per l’Occidente, quando la cosa appare, appare semplicemente la cosa e non c’è bisogno che appaia il suo apparire. Parimenti, quando la cosa non appare più, l’Occidente non dice che la cosa ha smesso di apparire in quanto non appare il suo apparire, ma dice che la cosa non è più. Ciò vuol dire che per l’Occidente quando la cosa non c’è, ad essere assente è il suo essere e non il suo apparire. In questa ottica la cosa non può che essere concepita come ciò che esce dal niente e ritorna nel niente.
Severino al conrario afferma che per porsi al di fuori di questa ottica è necessario ripensare incontraddittoriamente l’apparire concependolo, non come un “fatto”, ma come un essente eterno come tutti gli altri essenti, un essente consistente in una relazione di significati, cioè in una ‘struttura logico-semantica’.
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“La verità dell’essere è innegabile: L’essere che appare appartiene alla verità dell’essere, perché è innegabile. Ma è innegabile in quanto si sa che appare, ossia in quanto appare il suo apparire” (E. S., Essenza del nichilismo, p. 162).
Se dunque l’apparire di ciò che appare non fosse presente, ciò che appare non apparirebbe. L’apparire di qualcosa, per poter essere tale, deve essere ‘apparire del suo apparire’.
L’apparire dell’apparire è dunque la coscienza della presenza e quindi la coscienza delproprio essere presenza. “L’apparire di qualcosa” significa già “apparire dell’apparire” di quel qualcosa, cioè significa che si sa che la cosa che appare appare; se non lo si sapesse, la cosa non apparirebbe.
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Il sapere che qualcosa appare è dunque la posizione veritativa e fondamentale dell’apparire, cioè non è una posizione ulteriore rispetto all’apparire.
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Se invece si ritiene che la cosa che appare, appare al di fuori del pensiero, cioè al di fuori dell’esserne cosciente, non ci può essere apparire. L’idealismo ha dimostrato l’insostenibilità di tale posizione.
Dunque, quando qualcosa appare, appare immediatamente e necessariamente il suo apparire.
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Pertanto, quando l’essere appare, appare il suo apparire, ossia non solo la coscienza è originariamente autocoscienza, ma affinché sia davvero tale, è necessario che essa sia cosciente di essere tale, cioè è necessario che l’apparire non sia soltanto ‘apparire dell’apparire’, ma anche coscienza del proprio essere apparire dell’apparire. Il che significa che l’apparire semplice è già ‘apparire dell’apparire dell’apparire’.
(Il brano è tratto da: Vasco Ursini, Il Dilemma Verità dell’Essere o Nichilismo, Booksprintedizioni, 2013, pp. 85-87)

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