. . . Ma la questione sulla quale mi sono piò arrovellato è quella costituita dal modo con cui si definisce correttamente e si destina il “principio di non contraddizione”, cioè si delimita il campo entro cui esso va applicato e rispettato. Tale campo, secondo il giudizio oggi dominante tra i filosofi, non è l’Essere ma la “dizione”. Così pensa e scrive uno di loro, Raimon Panikkar:
La contraddizione è contra-dizione, non è contra-essere. Dunque la “contra-dizione” non si può dire. Ma chi ci ha detto che quello che “è” coincide con quello che si può dire? Chi ci dice dunque che la Realtà obbedisca al principio di non contraddizione? Tale principio va rispettato dentro il suo campo, e il suo campo è quello della “dizione”, del dire.. Ma non è contra l’essere: l’Essere non è identico al “logos”, alla dizione, alla parola. Credo si possa esprimere razionalmente o irrazionalmente (Raimon Panikkar dialoga con Emanuele Severino – Parliamo della stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente e Occidente, Jaca Book, Milani 2014, p. 27).
Dunque, per tutti coloro che si fanno sostenitori di questo tipo di logica, i principi logici non hanno “presa” sulla realtà. Invece, per Severino, è proprio la “presa” sulla realtà che caratterizza la logica in senso originario, quella logica in cui tutti, volenti o nolenti, di fatto si collocano quando parlano. E il pensiero ha “presa” sulla realtà nel senso che esso è l’apparire dell’essere, cioè l’apparire dove l’essere si mostra nel suo opporsi al niente.
( Il brano è tratto da: Vasco Ursini, Una filosofia per il tempo che viviamo, Edizioni Nuova Prhomos Città di Castello 2021, pp. 20-21).