Per l’idealismo (e il neoidealismo italiano) è fuori discussione (come per il realismo) che la natura esiste indipendentemente dalle ‘singole coscienze degli individui umani’. E’ dalla coscienza “trascendentale” (liquidata con troppa disinvoltura) che la natura non è indipendente. [ … ] La scienza intende fondarsi sull'”osservazione”. Ma la grande questione è che la realtà – che per la scienza esisterebbe egualmente anche se l’uomo non esistesse (l’uomo è, dice la scienza, compare soltanto a un certo punto dello sviluppo dell’universo) -, in quanto esistente senza l’uomo è per definizione ciò che non è osservato dall’uomo, ciò di cui l’uomo non fa esperienza; non può esserci esperienza umana di ciò che esiste quando l’umano non esiste. Quindi l’affermazione che la realtà è indipendente finisce anch’essa con l’essere una semplice fede, o quella forma di fede che è considerata come “altamente probabile”.
(E. Severino, La potenza dell’errare, Rizzoli, Milano 2013, pp. 214-215)
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