La struttura originaria della verità è l’apparire dell’impossibilità che ciò che è non sia ciò che esso è. L’isolamento delle differenze del mondo dal loro essere implica che qualcosa non sia ciò che esso è. Implica (con Parmenide) che le differenze siano esplicitamente poste come nulla; e implica (con Platone e poi con l’intera storia dell’Occidente) che, essendo intese come ciò che esce dal nulla e vi ritorna, siano implicitamente poste come nulla. Questa implicitezza custodisce il segreto dell’Occidente, cioè l’ ‘essenza del nichilismo’: Tale essenza non può riuscire a scorgere che le ‘differenze’ si distinguono sì dal proprio ‘essere’, ma non per questo sono nulla. La distinzione, infatti non è separazione, isolamento. Anche quando intende essere la negazione più radicale della separazione – per esempio e soprattutto con Hegel – l’essenza del nichilismo rimane prigioniera di ciò che essa nega, perché intende unire ciò che peraltro essa intende come ‘originariamente’ separato; sì che ogni volontà di sintesi è destinata al fallimento. Ogni differenza del mondo – cioè ogni ‘essente’, o ‘significato’ – è cioè destinata ad essere pensata e vissuta come un nulla – anche quando ritiene che un Dio eterno possa salvare il mondo dal nulla.
(Prefazione di E. Severino al libro di Nicoletta Cusano, Capire Severino, Mimesis edizioni, Milano – Udine 2011).
