Ascoltiamo Martin Heidegger. Anzi riascoltiamolo:
“E’ chiaro infatti che voi da tempo siete familiari con ciò che intendete propriamente quando usate l’espressione ‘essente’; anche noi credemmo un giorno di comprenderlo, ma ora siamo caduti nella perplessità” (Platone, ‘Sofista’, 244 a.) Abbiamo noi oggi una risposta alla domanda intorno a ciò che propriamente intendiamo con la parola “essente”? Per nulla. E’ dunque necessario riproporre ‘il problema del senso dell’essere’. Ma noi, oggi, siamo almeno in uno stato di perplessità per il fatto di non comprendere l’espressione “essere” ? Per nulla. E’ dunque necessario incominciare col ridestare la comprensione del senso di questo problema. Lo scopo del presente lavoro è la concreta elaborazione del problema del senso dell’ “essere”. Il suo traguardo provvisorio è l’interpretazione del ‘tempo’ come orizzonte possibile di ogni comprensione dell’essere in generale.
Il perseguimento di questo fine, la via per giungervi e le ricerche che esso include e richiede, abbisognano di un’illustrazione introduttiva
che si può leggere in “Essere e tempo”, a cura di Franco Volpi sulla versione di Pietro Chiodi, Longanesi, 2018, che ha come titolo “Esposizione del problema del senso dell’essere”, pp. 13-56).