Nel 1958 ‘La struttura originaria’ (cap. III, par. 6) anticipa, respingendola, quella che in seguito sarebbe stata la tesi delle logiche paraconsistenti – affermanti il valore limitato del principio di non contraddizione, ossia della “consistenza” – e ne mostra l’inconsistenza. E anche “Ritornare a Parmenide”, 6 (1964, in ‘Essenza del nichilismo’ ripresenta questa anticipazione. In tutti e due questi scritti, della tesi del valore limitato del principio di non contraddizione, ossia della differenza dei differenti, viene considerata una configurazione specifica (non frequentata dalle logiche paraconsistenti): quella nella quale, una volta accertata l’autonegazione della negazione universale della differenza dei differenti (ossia dell’ “opposizione del positivo al negativo”, o dell’ “esser sé dell’essente in quanto essente”), la negazione del principio di non contraddizione prende atto di tale autonegazione e si riformula affermando di essere l’unica dimensione non contraddittoria. E in “Ritornare a Parmenide”, 6, si rileva che la relazione tra questa dimensione e quella contraddittoria è contraddittoria e che pertanto anche la dimensione non contraddittoria, nonostante le intenzioni delle loiche paraconsistenti, è una dimensione contraddittoria. In generale: la relazione tra ciò che per le logiche paraconsistenti è il contraddittorio e ciò che per esse è il non contraddittorio è contraddittoria; e ‘quindi’ anche ciò che per esse dovrebbe essre l’incontraddittorio è invece contraddittorio. Queste logiche negano ciò che esse sostengono.
Emanuele Severino, Testimoniando il destino, Quinta postilla al capitolo I, Adelphi, Milano 2019, pp.277-278).