Questo sottosuolo mostra che l’esistenza di un eterno e innanzitutto di una verità immutabile, eterna, necessaria vanifica il divenire, quel divenire che per il mortale è l’evidenza suprema.
Lo vanifica perché trasforma il niente del futuro in un essente e così pure il niente del passato in qualcosa che è pur sempre trattenuto all’interno delle leggi della verità assoluta, del dio onnipotente e onnisciente. Il niente del futuro e il niente del passato vengono entificati.
Questa è la sostanza potente del sottosuolo filosofico del nostro tempo, di cui nemmeno i protagonisti o la maggior parte dei protagonisti di tale pensiero è consapevole.
Avevo accennato agli abitatori del sottosuolo e avevamo fatto il nome di Nietzsche, di Leopardi, di Gentile.
Potremmo fare qualche aggiunta, per esempio Bergson ( ma con molti distinguo), Dostoevskij, in qualche modo anche Wittgenstein. Ma mentre i tre nomi di sopra sono netti, occorrerebbe un lungo discorso per vedere come anche personaggi come Bergson , Dostoevskij, Wittgenstein e non Heidegger possono essere considerati abitatori del sottosuolo.
(Emanuele Severino, Lezioni milanesi – Il nichilismo e la terra, Mimesis edizioni, pp. 165-166).
