La rivoluzionaria affermazione severiniana che lo pone in una regale solitudine rispetto all’intero pensiero filosofico di ieri e di oggi.
CON lui il senso dell’eternità non è più quello che compete all’eternità dell’Occidente, ma è il senso dell’eternità dell’essente in quanto essente.
Questo discorso è allora il contenuto del destino, la cui negazione è negazione di se stessa, nel senso che si fonda su ciò che essa nega