La verità illumina o no l’individuo? Supponiamo che un individuo stia ascoltando o leggendo la “verità” che qualcuno gli sta dicendo o scrivendo. È possibile che quell’individuo comprenda la verità che quel qualcuno gli sta dicendo o che lui sta leggendo e se ne impossessi? A questa domanda Severino risponde seccamente No: “Anche scrivere libri, anche il linguaggio che testimonia la verità del destino (di cui lui ha dato testimonianza nei suoi scritti – nota mia) è volontà di potenza e momento di solitudine della terra (Cfr. Oltre il linguaggio, La Gloria). Se in un altro cerchio dell’apparire del destino (ossia se in ciò che propriamente è il “prossimo”) quel linguaggio è accompagnato dal “consenso” che in tale cerchio compare rispetto a ciò che tale linguaggio dice, non è perché tale linguaggio produca, in quel cerchio, l’apparire della verità: appunto perché ogni cerchio è, eternamente, tale apparire”. A questo punto Emanuele Severino apre a un possibile positivo passaggio della verità da un cerchio ad un altro: “Quel linguaggio (quello che testimonia la verità de destino – nota mia) può essere però una condizione perché anche in quel cerchio la solitudine della terra si ritragga di quel tanto che consente al linguaggio di indicare il (già da sempre manifesto) destino della verità”. ( Le suddette citazioni del pensiero di Severino sono tratte dal mio “Il dilemma Verità dell’essere o nichilismo?, Book Sprint Edizioni, 2013).
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