Guardare il fiume ch’è di tempo e di acqua
e ricordare che anche il tempo è un fiume
sapere che ci perdiamo come il fiume
e che passano i volti come l’acqua.
Sentire che la veglia è anch’essa un sonno,
che sogna d’esser desto e che la morte
che teme il nostro corpo è quella morte
di ogni notte che chiamiamo sonno.
Vedere nel giorno o nell’anno un simbolo
dei giorni dell’uomo e dei suoi anni,
convertire l’oltraggio empio degli anni
in una musica, un rumore, un simbolo,
dire sonno la morte, nel tramonto
vedere un triste oro, è la poesia
eterna e povera. La poesia
che torna come l’aurore e il tramonto.
A volte appare nelle sere un volto
e ci guarda dal fondo di uno specchio;
l’arte deve esser come questo specchio
che ci rivela il nostro stesso volto.
( La poesia, di cui questi versi sono una parte, è in Vasco Ursini, Una filosofia per il tempo che viviamo, Nuova Prhomos Edizioni, Città di Castello 2021, p.176)
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