Di tanto in tanto fa bene acquietarsi immergendosi nei versi di Ungaretti

ULTIMI CORI PER LA TERRA PROMESSA
Roma, 1952-1960
Agglutinati all’oggi
I giorni del passato
E gli altri che verranno.
Per anni e lunghi secoli
Ogni attimo sorpresa
Nel sapere che ancora siamo in vita,
Che scorre sempre come sempre il vivere,
Dono e pena inattesi
Nel turbinìo continuo
Dei vani mutamenti.
Tale per nostra sorte
Il viaggio che proseguo,
In un battibaleno
Esumando, inventando
Da capo a fondo il tempo,
Profugo come gli altri
Che furono, che sono, che saranno.
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Se nell’incastro
d’un giorno nei giorni
Ancora intento mi rinvengo a cogliermi
E scelgo quel momento,
Mi tornerà nell’animo per sempre.
La persona, l’oggetto o la vicenda
O gli inconsueti luoghi o i non insoliti
Che mossero il delirio, o quell’angoscia,
O il fatuo rapimento
Od un affetto saldo,
Sono, immutabili, me divenuti.
Ma alla mia vita, ad altro non più dedita
Che ad impaurirsi cresca,
Aumentandone il vuoto, ressa di ombre
Rimaste a darle estremi
Desideri di palpito,
Accadrà di vedere
Espandersi il deserto
Sino a farle mancare
Anche la carità feroce del ricordo?
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All’infinito se durasse il viaggio,
Non durerebbe un attimo, e la morte
E’ già qui, poco prima.
Un attimo interrotto,
Oltre non dura un vivere terreno:
Se s’interrompe sulla cima a un Sinai,
La legge a chi rimane si rinnova,
Riprende a incrudelire l’illusione.
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