Alcuni amici mi chiedono se il termine “infinito” abbia, negli scritti di Emanuele Severino, una connotazione spazio-temporale o solo temporale.
Rispondo che l’ “infinito” di cui parla Severino non ha nulla a che vedere né con l’una né con l’altra connotazione. Negli scritti di Severino, il termine “infinito” ha un significato ontologico che è diverso dall’uso scientifico che se ne fa, indica la “totalità”: l’infinito è tale perché non lascia alcunché al di fuori di sé; è il Tutto che, al di fuori di sé, lascia solo il nulla, cioè non lascia nulla.
Spero di essere stato chiaro.
Il termine “infinito” è la totalità dell’essere in tutte le sue dimensioni. L’ universo racchiude in sè il termine infinito senza dubbio anche ciò che gli scienziati a ragione chiamano anti-materia con i suoi positroni e i suoi antiprotoni, un sistema atomico che sembra contraddire il sistema tradizionale, un cosidetto “fenomeno” che pure esiste, e che si può ridurre ad una formula o a delle formule matematiche. Di tutt’ altro genere è il concetto di Multi verso: nebuloso e inconsistente. Mi chiedo: ha un possibilità razionale il multiverso, se con il termine universo si indica tutto ciò che esistente in natura o può in maniera distinta essere pensato come il tutto ontologico dove fuori dai confini dell’ essere non vi è nulla, il non essere che non può essere nemmeno pensato? Buona giornata.
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