Alcuni amici mi chiedono se il termine “infinito” abbia, negli scritti di Emanuele Severino, una connotazione spazio-temporale o solo temporale.
Rispondo che l’ “infinito” di cui parla Severino non ha nulla a che vedere né con l’una né con l’altra connotazione.
Negli scritti di Severino, il termine “infinito” ha un significato ontologico che è diverso dall’uso scientifico che se ne fa, indica la “totalità”: l’infinito è tale perché non lascia alcunché al di fuori di sé; è il Tutto che, al di fuori di sé, lascia solo il nulla, cioè non lascia nulla.
Spero di essere stato chiaro.
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Categoria: infinito
Vasco Ursini sul termine “infinito” negli scritti di Emanuele Severino
Alcuni amici mi chiedono se il termine “infinito” abbia, negli scritti di Emanuele Severino, una connotazione spazio-temporale o solo temporale.
Rispondo che l’ “infinito” di cui parla Severino non ha nulla a che vedere né con l’una né con l’altra connotazione. Negli scritti di Severino, il termine “infinito” ha un significato ontologico che è diverso dall’uso scientifico che se ne fa, indica la “totalità”: l’infinito è tale perché non lascia alcunché al di fuori di sé; è il Tutto che, al di fuori di sé, lascia solo il nulla, cioè non lascia nulla.
Spero di essere stato chiaro.