Glossario delle espressioni chiave della filosofia
di Emanuele Severino
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Io finito del destino: è l’essenza autentica dell’uomo quale apparire autocosciente di sé (Io). In esso la totalità dell’essente appare processualmente e dunque non nella sua concretezza. Per questo si dice che è “finito”. La processualità dell’accadere che esso ospita è il progressivo toglimento della “contraddizione C”. Severino lo definisce “l’occhio di luce in cui so mostra il Dio”, precisando che si tratta di un occhio sempre aperto, senza palpebra; una luce sempre accesa, che non si può spegnere (avrebbe luogo, in tal caso, l’impossibile: l’annullamento di quell’essente che è appunto l’apparire finito). Esso non può nemmeno smettere di apparire, come l’apparire empirico, perché per iniziare a smettere di apparire dovrebbe entrare e uscire da se stesso.
Io infinito del destino (Gioia): è l’apparire autocosciente di sé (Io) in cui appare da sempre e per sempre la totalità concreta dell’essente nella sua assoluta pienezza. In esso ogni contraddizione è ‘originariamente’ tolta: se non lo fosse, il destino avrebbe il proprio negativo “davanti” a sé, come qualcosa che deve essere tolto, e dunque non sarebbe de-stino. L’apparire infinito del destino non può apparire nella sua concretezza, nell’apparire finito del destino; e in quanto non vi può apparire, ne è l’ ‘inconscio’. (Il
Glossario è tratto da: Nicoletta Cusano, Emanuele Severino – Oltre il nichilismo, Morcelliana, Brescia 2011, p. 527)
Fonte: Vasco Ursini in (4) Amici di Emanuele Severino