Noi siamo il Tutto eterno. Noi, il finito, siamo l’infinito. L’infinità della Gioia ( che è l’oltrepassamento totale della contraddizione del finito, ossia è l’apparire infinito del tutto) è ciò che l’apparire finito del destino della verità ‘in verità è’.
Certamente, “noi”, nella nostra essenza più profonda e originaria, siamo l’apparire finito del destino della verità, contrastato dalla sopraggiungente persuasione che, ritenendo la terra come la dimensione veramente affidabile e indubitabile, isola la terra dall’apparire finito del destino che pur appare eternamente.
“Noi” siamo il luogo originario della contraddizione perché, da un lato e innanzitutto, siamo il cerchio ‘finito’ dell’apparire del destino, cioè il destino in quanto avvolto dalla contraddizione C; dall’altro lato il nostro essere il destino della verità è contrastato dall’isolamento della terra, e questo contrasto – che è il nostro essere “mortali” – è una contraddizione non C. (…)
(Nel mio scritto ‘La Gloria’ (Adelphi, 2002) si mostra che già nel cerchio finito del destino è necessario che si faccia innanzi il tramonto dell’isolamento della terra e dunque del suo contrasto con l’apparire finito del destino).
(Emanuele Severino, Oltre l’uomo e oltre Dio, il Melangolo, 2002, p. 83).