<<La “buona volontà” dell’ “io” che vuole “mettere in pratica” la verità o agire conformemente a essa è soltanto una maschera della volontà di potenza.
Il destino della verità esclude che la verità sia qualcosa che possa essere “messo in pratica”: non perché la verità sia qualcosa di irreale, ma perché il “mettere in pratica” presuppone quella dominabilità degli enti che è appunto ciò che la verità nega. (…)
Ma allora cosa devo fare io?
Questa domanda presuppone che l'”io” non sia un errore: è una domanda fatta dall’errore.
E a domande errate è impossibile dare vere risposte.>>
(E. Severino, Prefazione a “Studi della filosofia della prassi”, p. 30)