“Proprio perché la ‘scienza’ ha rinunciato ad essere verità, ogni livello di perfezione e di felicità, cui essa abbia a portare l’uomo, non può essere vissuto che come qualcosa di precario, che si può perdere da un momento all’altro. Quanto più è desiderabile la vita che la τέχνη può realizzare, tanto più insoddisfacente è ogni logica, in possesso della τέχνη, volta ad assicurare la perfettibilità o almeno la stabilità di ciò che si è realizzato. La τέχνη togliere da ogni limite, ma non da quello consistente nel dubbio che tutto ciò che si è o si ha possa essere travolto in una imminente catastrofe. Solo la logica della verità – e cioè solo una risposta assoluta e incontrovertibile – può togliere il dubbio. E appunto per questo la filosofia, come luogo della verità, è il futuro dell’uomo; il quale, quando sarà sul punto di credersi padrone dell’essere, sentirà, con una forza non mai prima provata, il bisogno di sapere la verità di questa sua credenza e quindi, innanzitutto, il bisogno di sapere che cos’è la verità.”
— E. Severino, “Essenza del nichilismo”, Adelphi, p. 135