“Il genio di Nietzsche sta nel rendersi conto che il rapporto tra la creatività dell’uomo e Dio è del tutto analogo al rapporto fra tale creatività e il passato.
Come il Dio immoto, imperituro e sazio è immodificabile dalla volontà umana, così il passato si presenta all’uomo come immodificabile dalla sua volontà. Sul passato non si può intervenire, non lo si può cambiare. «Così fu». […]
La sua esistenza è infatti la legislazione che condiziona tutto il futuro. Non in senso deterministico, ma nel senso che anche quando ci si vuole liberare dal passato e dai suoi condizionamenti non si può evitare che esso sia stato così com’è stato, sicché la liberazione […] non può non esserne condizionata. Una liberazione apparente. Ci si potrà proporre di evitarne le conseguenze, ma non si potrà evitare che la totalità del futuro si mantenga in relazione a ciò che non potrà mai diventare diverso da sé e a cui ogni futuro si dovrà quindi adeguare in questo senso più profondo. […]
Pertanto, come è necessario affermare che Dio è morto, così è necessario affermare che è morto anche il passato. […] La creatività della volontà implica cioè necessariamente la sua capacità di trasformare il passato, di volere il passato come si vuole il futuro. […]
La volontà è il tratto essenziale del divenire. La sua libertà è innanzitutto liberare da Dio e dal passato, e in generale da ogni forma che gli immutabili possono assumere. Proprio per questo, è libera nel senso che non è sottoposta a nessun disegno prestabilito.”
E. Severino, “La potenza dell’errare”, pp. 118-120.