Più che dalla morte in sé, le persone sono terrorizzate dalla costante minaccia del vivere morendo, che causa perdita di dignità e rispetto di se stessi. Vedere il decorso della malattia rende evidente la morte nella sua inesorabilità, per questa ragione si vive la quotidianità rimuovendo quel terrore, ma, quando si giunge al termine, gli individui non sono preparati emotivamente e concettualmente ad affrontarla. Mancano cioè un significato da attribuire alla morte e un riconoscimento esplicito che essa fa parte della nostra evoluzione.
In Occidente, se si chiede alle persone quale fine preferiscano, la risposta è “morire improvvisamente”, oppure “morire nel sonno”, in altre parole, senza alcun avvertimento. Chiedendo in particolare cosa temono, solitamente rispondono “una lunga malattia o una condizione in cui mi sia progressivamente e sempre di più tolta la libertà e il potere di fare ciò che desidero”.
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