« L’ateo e Dio pensano qualcosa di identico, perché entrambi pensano che le cose del mondo escono dal nulla e vi ritornano. L’ateo e Dio concordano cioè sul senso delle cose. Entrambi falliscono nel tentativo di scoprire il vero rimedio contro l’angoscia provocata dal divenire del mondo. Si tratta di comprendere che il contenuto dell’intesa tra l’ateo e Dio è la follia estrema, l’essenza stessa dell’errore, l’estrema alienazione della verità. Pensando le cose come un emergere e uno sprofondare nel nulla, si pensa infatti l’impossibile, cioè che le cose sono nulla, si pensa che l’essere è nulla. Il Dio nichilista dell’Occidente non è troppo, come ritiene l’insipienza dell’ateo: è troppo poco. »
Emanuele Severino, “Pensieri sul cristianesimo”