ALFABETO LEOPARDIANO – ANIMA:
Al di là di ogni sua connotazione spirituale, che a Leopardi non interessa particolarmente, il termine anima abita nel lessico amoroso leopardiano in un’accezione variamente significativa, stando alla frequenza ossessiva con cui compare in conclusione di quasi ogni lettera ad Antonio Ranieri e il fatto dice molto di più di quanto suggerisca il suo significato nella sua più vulgata accezione di “spirito vitale” e quindi “necessario” alla vita stessa di chi lo evoca ed invoca.
Nel modo in cui Leopardi lo impiega sembra infatti voler collocare l’esperienza amorosa sotto un segno di spiritualità e di innocenza, di sensibilità femminile da preservare e proteggere, che potrebbe perfino chiamare in causa le dinamiche descritte da Jung nel gioco ambivalente animus–anima.
Così, se anche trova esplicita corrispondenza soltanto in due luoghi e per giunta in forma aggettivale, ossia in Amore e morte (“animosi ingegni”, v.89) e Sopra un bassorilievo (“animosa in atto”, v.8), e sempre in accezione di eroismo e coraggio di fronte alle avversità del destino, all’interno dei testi di questa stagione poetica, oltre che esistenziale (dal 1831 in poi), la sua qualità acquista risalto e va valutata in quanto di energetico questa esperienza possiede e conferisce, in quell’abito di “persuasione” di cui si riveste il poeta, “erta la fronte, armato, / e renitente al fato” (Amore e morte, vv.110-111).