“Debbo ancora aggiungere qualcosa a proposito dei miei articoli sul “Corriere”. In questi scritti è ancora più difficile mostrare il rapporto tra il tema specifico che di volta in volta è trattato e lo sfondo del mio discorso filosofico. Quasi sempre tale rapporto rimane sullo sfondo e anche l’accennarne produce equivoci, perché accennare a strutture concettuali molto complesse significa trasformarle in dogmi o fantasie. Nella maggior parte dei casi il discorso procede ponendosi “all’interno della fede’ (intesa […] come l’errare in cui consiste la terra isolata dal destino): con l’intento di mostrare che cosa, all”interno di essa, è più ‘coerente’ e che cosa lo è meno. Accade che questo intento non venga capito e si creda che la maggior coerenza di una certa fede, messa in luce dal mio scritto, esprima proprio quel che il mio discorso filosofico sostiene”.
(Emanuele Severino, Il mio ricordo degli eterni, Rizzoli, p.115).