”L’uomo si trova ad avere a che fare con l’essere e questo avere a che fare è un fatto[…]
Il contenuto di questa effettualità è l’immutabilità dell’essere, e dunque la trascendenza dell’essere immutabile[…]
la dimensione in cui l’essere è immutabilmente non è pertanto la dimensione che è immutabilmente presente, nella quale l’essere sopraggiunge e dilegua. L’immutabile è atto puro[…]
L’essere diveniente è, dunque, solo in quanto l’immutabile è. E non viceversa, chè altrimenti il diveniente conterrebbe una positività che l’immutabile non contiene.
Dunque l’immutabile sarebbe, anche se il divenire non fosse.
Questa assoluta e irreversibile dipendenza dell’immutabile da parte dell’esistenza effettuale del mondo esprime la libera attività creativa di Dio, esprime la decisione della coscienza divina di creare il mondo.”
(Studi di filosofia della prassi, pag 276-277)