Ancora sul linguaggio, Emanuele Severino, Testimoniando il destino, Adelphi, Milano 2019, pp.24-25

All’ ‘interno’ della totalità dell’interpretare – all’interno cioè dell’isolamento della terra dal destino -, il linguaggio che testimonia la terra isolata contrasta il linguaggio che testimonia il destino. (Un contrasto interno all’isolamento della terra, appunto: da distinguere pertanto dal contrasto tra il destino e tale isolamento.
Come si mostra in altri miei scritti (cfr. ad esempio in ‘Destino della necessità’, ‘Oltre il linguaggio’, ‘La Gloria’, ‘Oltrepassare’), il linguaggio non è soltanto uno dei mezzi con cui si interpreta: è una delle forme originarie dell’interpretare, perché è innanzitutto la ‘volontà’ che un certo essente (o un certo insieme di essenti) sia segno di un cert’altro essente (o di un cert’altro insieme di essenti) che viene quindi assunto come il designato. E tale volontà sussiste, oltre che nel linguaggio che testimonia i contenuti della terra isolata, anche nel linguaggio che testimonia il destino.
Questa seconda testimonianza è infatti a sua volta volontà di dire, e tale volontà può addossare agli essenti l”esser segni e designati solo in quanto li separa (nel sogno dell’isolamento) dalla relazione necessaria che tutti li unisce – sì che anche la volontà di testimoniare il destino è il loro separarli da tale relazione necessaria; e rimane un interpretare separante malgrado la sua intenzione di indicare il destino.
Nemmeno il linguaggio che testimonia il destino può dunque contenere il destino (altrimenti la verità sarebbe il contenuto ultimo della non verità). E anche qui: poiché il fondo ultimo a cui questa testimonianza interpretante si rivolge è il destino – e poiché è impossibile che la verità sia il contenuto ultimo della non verità di questa testimonianza -, è necessario che tale volontà isoli certe regioni del destino (ossia dell’unità dello sfondo e della pura terra), addossando loro la funzione di segno e di designato. Ed e necessario qache, così isolate, tali regioni abbiano a mostrare un volto diverso da quello che esse mostrano nel loro non essere isolate.
Pertanto il diverso volto che è assunto da quelle regioni isolate e che è impossibile che il linguaggio riesca a oltrepassare, riuscendo a mostrare il destino, è il fondo ultimo al quale la testimonianza del destino può pervenire e che può mostrare all’interno di sé stessa.
(Emanuele Severino, Testimoniando il destino, Adelphi, Milano 2019, pp.24-25).

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