Se la violenza è la volontà che vuole l’impossibile, e se la volontà è essenzialmente un volere che qualcosa diventi altro da sé, allora – poiché il divenire altro da sé è qualcosa di impossibile (giacché l’impossibile è innanzitutto l’essere altro da sé) – la volontà è, ‘in quanto tale’, il volere l’impossibile, e cioè la volontà è, ‘in quanto tale’, violenza. La devastazione dell’uomo e della terra è la forma visibile della violenza; la carità, l’amore, la tolleranza sono forme nascoste della violenza.
(E. Severino, Oltre il linguaggio, Adelphi, Milano 1992, p. 26).
La volontà che si manifesta nell’amore e nella tolleranza è violenza infinita non meno di quella presente nell’odio e nell’intolleranza. Certo, noi tutti preferiamo vivere nella tolleranza e nell’amore piuttosto che nell’odio e nell’intolleranza. Ma questa preferenza non implica che l’amore e la tolleranza siano la strada che conduce al di fuori della violenza.
(Ivi, p. 33).