Ho molto spesso parlato di questi due inconsci che poi sono le “due anime che abitano nel nostro petto”: l’inconscio, più superficiale, del nichilismo e quello, molto più profondo, del destino della verità. Si può leggere l’Occidente in due modi: appoggiandosi alla fede nell’evidenza originaria del divenire posizionandosi così nel nichilismo o partendo dall’essenza del nichilismo cercare di pervenire all’essenza non alienata dell’uomo, alla non-follia, alla gioia:
“Noi siamo la Gioia: Questa parola non indica un sentimento psicologico: indica il gioire del Tutto: appagamento di ogni bisogno, liberazione di ogni dolore, il colmarsi di ogni lacuna. Ma noi siamo anche la fede di essere circondati e penetrati dal dolore, dalla morte, dal niente. E facciamo presto ad allontanare dalla serietà della nostra esistenza la fola secondo cui noi saremmo il gioire del Tutto. Noi siamo la Gioia e, insieme, la fede di essere tutt’altro. Due anime abitano nel nostro petto: una nascosta, e l’altra manifesta” (E. Severino, La strada, la follia e la gioia).
E ancora:
“Il senso autentico della struttura della civiltà occidentale “si lascia cogliere in un sottosuolo essenzialmente più profondo di quello esplorato da Hegel, dal marxismo, dalla psicoanalisi, dalla linea ermeneutica Nietzsche-Heidegger, dallo strutturalismo. Questo sottosuolo può essere raggiunto solo se [ … ] si lascia che il luogo della Necessità (ossia la struttura originaria della Necessità), già da sempre aperto al di fuori della struttura dell’Occidente, consenta al linguaggio di testimoniarlo come qualcosa di abissalmente estraneo a quell’altro luogo che è appunto la struttura in cui cresce la storia dell’Occidente. Se questa struttura continua a rimanere l’inconscio essenziale della nostra civiltà, quell’altra – il luogo della Necessità – è l’inconscio di questo inconscio, il sottosuolo del sottosuolo, l’avvolgente dell’avvolgente” (E. Severino, Gli abitatori del tempo, p. 7)
In un prossimo post vedremo come Severino “governa” il contrasto tra le due anime che abitano nel nostro petto e dunque anche nel suo.